domenica 1 gennaio 2012

West End Addicted


Che dire, ormai non trovo altri termini per definirmi, se non un”addicted” del west end… come sempre torno da un weekend londinese completamente rigenerato MUSICALmente.
E’ stato uno strano weekend, perché ero con persone alla loro prima esperienza di musical di un certo livello e quindi ho rivisto con loro spettacoli già visti (non che mi sia dispiaciuto) con una sola eccezione, e quindi ho fatto praticamente una sorta di tre giorni di revival!
Tuttavia molti cast sono cambiati per cui vale la pena di spendere anche solo qualche parola di commento… quindi let’s begin!

Il weekend è cominciato con HAIRSPRAY allo Shaftesbury Theatre; la mia precedente visione dello show era stata un po’ difficoltosa, in quanto i dayticket di quel teatro hanno una visibilità un po’ ridotta e una vivibilità piuttosto bassa, inoltre il cast era in gran parte formato da, seppur bravi, sostituti; a questo giro invece ho preso un buon biglietto (l’unico a prezzo pieno del weekend) e il cast era completo (con l’eccezione di Corny Collins)
che dire, Hairspray è davvero travolgente, ho rivisto lo show con un’occhio attento e non posso che dire che è uno spettacolo curato nei dettagli perfetto nei tempi e nel ritmo, e con buonissime idee di regia.
Fin dalle prime note, ogni singolo momento della vita di Tracy  (i ratti, l’ubricao, l’esibizionista) scorrono davanti agli occhi e prendono vita catapultandoti a Baltimora all’inizio degli anni sessanta.





La cosa che più mi colpisce e il ritmo incalzante, che scena dopo scena, dai momenti più allegri a quelli più drammatici, è un continuo crescendo fino ad arrivare a “you can’t stop the beat” dove veramente non si riesce a stare fermi sulle poltrone.
Il finale è senza dubbio uno dei punti di forza di questo show, all’uscita del teatro continui e cantare spensierato… un’energia enorme!







L’altro punto di forza dello show è il trattare in maniera spensierata e leggera argomenti profondi r importanti come quello dell’integrazione razziale, usare l’allegria e il ritmo per mandare comunque un messaggio.
Bello, molto bello.
Oltre al gran finale, ci sono altri momenti, che mi sono piaciuti moltissimo per regia e interpretazione: mama i’m a big girl now è un numero non geniale ma delizioso; i can’t hear the bell gioca benissimo sugli stop motion degli attori rendendo benissimo l’idea delle fantasie di tracy… una cosa molto facile da fare in un film, più complicata in teatro, ed invece si viaggia con tracy nella sua fantasia alla Bridget Jones; Welcome to the 60’ è ben studiato e ritmato, in venti rendono benissimo l’idea di una città che canta e balla con i personaggi; per non parlare di without love, semplice ma perfetta.
Convincono meno invece il finale del primo atto, piuttosto debolino, e I know where i’ve been, che seppur impressionante dal punto di vista vocale, è sprecata in una scena così statica… niente a che vedere con la marcia del film… poteva essere una bella idea ricreare quell’atmosfera, mettendola alla fine del primo atto, in una scena anche stile “one day more” dei Miserabili… così è davvero un po’ sprecata.

Le coreografie di Jerry Mitchell sono travolgenti, ogni singolo personaggio è un pezzetto di un puzzle che si incastra con gli altri in maniera ritmata e coinvolgente, le scene di David Rockwell creano una dimensione particolare a metà tra il vero e il cartone animato, che si allinea perfettamente allo stile di Hairspray. Il cast:
cominciamo parlando ancora di MICHEAL BALL; vedere quest’uomo in scena è un’esperienza unica, interpreta il ruolo di Edna con una naturalezza ed una credibilità enorme, ti scordi che è un uomo, vedi solo la mamma di tracy, dando tuttavia prova di eleganza e bravura scenica in più momenti, da welcome to 60 al finale, con la punta più alta in You’re timeless to me, insieme al bravo IAN TALBOT: questa scena, come avevo già scritto in precedenza, dà prova dell’esperienza e della bravura di questi attori, che rimandendo i personaggi interpretati, ogni sera improvvisano la scena, in maniera diversa, con battute e doppi sensi sempre nuovi, facendo letteralmente sbellicare il pubblico fino alle lacrime;
Leanne Jones-Tracy e Ben James-Ellis- Link sono entrambi molto bravi  seppur giovanissimi, il secondo, già visto 6 mesi fa, ancora più sicuro nel ruolo, molto bravi davvero. Non mi soffermerò sugli altri membri del cast (Tracie Bennet, Johnnie Fiori, Adrian Hansel, Rachel Wooding) tutti davvero bravi, fatta eccezione per ELINOR COLLETT-Penny che si conferma veramente di rara bravura nell’interpretare il personaggio di Penny, la migliore dello spettacolo dopo Micheal Ball…quanto mi sarebbe piaciuto vederla come standby di Glinda in coppia con la Menzel!
Comunque confermo la mia precedente conclusione, è uno spettacolo imperdibile!







Il weekend è proseguito poi con la droga preferita dal sottoscritto, WICKED; So che dovrei smettere, ma sono “addicted” ormai:) E poi con i daytickets, che a differenza di Hairspray offrono una visione niente male, è proprio difficile dire di no alla strega verde…
La cosa interessante è che il cast è stato quasi completamente rinnovato e posso quindi commentare le nuove interpretazioni all’Apollo Victoria Theatre.



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Innanzitutto devo dire a differenza di quanto avevo sentito il cast non è poi così male… anche se forse un po’ inferiore alle precedenti mandate (ma solo per alcuni personaggi in realtà).
Comunque andiamo con ordine, nel ruolo di Glinda ho trovato la standby Sarah Earnshaw; avevo già visto la Pilkington (che è al momento la mia Glinda preferita in assoluto) ma devo dire che la Earnshaw non me l’ha fatta rimpiangere… ci ha fatto veramente piegare dalle risate, ed è molto molto brava a seguire Glinda nell’evoluzione del personaggio… vocalmente impeccabile ha dato grande prova di sè durante tutto lo spettacolo…
Nel ruolo di Fiyero, purtroppo, non ho trovato nessuno standby, ma il caro vecchio Oliver Tompsett; che dire, con me ha esaurito le possibilità. Pessimo. Io non capisco che ci faccia lì.
Ora onestamente devo dire che un certo miglioramento da un anno a questa parte l’ho trovato, soprattutto sull’interpretazione… l’atteggiamento da macho era più credibile e naturale, meno impegnato a fare il figo, più bulletto naturale… dai dayposti si vedono benissimo tutte le espressioni e devo dire nelle controscene era molto meno vivo degli altri componenti del cast, ma ripeto, recitativamente parlando era tutto sommato passabile. Vocalmente invece mi ha regalato la peggiore delle performance, dancing through life era sfiatata, gli acuti c’erano ma sembravano al limite, i bassi scomparsi… As long as you’re mine, come da copione, sembrava un assolo di elphaba…Mah. Riconosco che lì a londra è pure molto amato, ci sono i suoi cd a solista ovunque…. Devo dire che veramente non capisco perché.
Rimpiango i tempi di Adam Garcia..




Buona la nuova Madame Morrible, Harriet Thorpe, malvagia e ipocrita al punto giusto, con una gran bella voce che peccato si possa sentire solo per poco, all’inizio di the wizard and I, ed è stato veramente buffo vedere Andy Mace, che ormai era per me mentalmente associato al ruolo del padre, nei panni del mago: tutto sommato una buona performance, anche se Nigel Planner aveva oggettivamente un altro stile, più adatto forse…
Caroline Keiff è una Nessa assolutamente anonima nella prima parte dello show, mentre esplode di bravura, voce e cattiveria nella seconda parte…  complessivamente meno intensa della Rowley Jones, ma nel secondo atto regala una perfomance meritevole;
piuttosto deludente invece Boq-Jeremy Legat, che è passabile nella prima parte, nel ruolo del timidone, ma non fa alcun salto di qualità mentre il personaggio si evolve, debole e per nulla coinvolgente nella seconda parte, persino della marcia non riesce a passare rabbia o intensità…. Ho avuto però l’impressione che forse il ruolo non fosse ancora completamente suo, probabilmente dopo un po’ di repliche, anche lui risulterà più “vero”… al momento però molto molto molto inferiore al suo pecedessiùore James Gillian;
parliamo infine di Elphaba-Alexia Kadhime, quella che più suscitava la mia curiosità, e direi di poter affermare che la Kadhime sostiene il ruolo più che dignitosamente; nello specifico, la cosa che veramente non va è che Alexia ha un timbro vocale abbastanza diretto, squillante e duro dall’inizio alla fine dello spettacolo; quel timbro è veramente perfetto per le canzoni “arrabbiate” o “cattive” come defying gravity o no good deed, mentre invece è totalmente inadatto sulle canzoni morbide tipo the wizard and I dove le è mancato un po’ di dolcezza nella voce.
Capisco chi dice di essere stato proprio infastidito da the wizard and I, specialmente se si è abituati al suono dolce e rotondo della voce della Ellis, sicuramente più adatto in quel momento. Inoltre confermo che la Kadhime gesticola davvero un po’ troppo in alcuni momenti, cosa che a volte distrae un po’, perché rende l’atteggiamento meno realistico…
Tuttavia, a partire dal finale del primo atto, in poi la Alexia diventa un mostro di voce e comincia a incarnare perfettamente l’evoluzione del personaggio: il finale del primo atto è stato STREPITOSO, come non ne sentivo dal tempo della Menzel! Ha tenuto l’acuto finale per un tempo lunghissimo (Meeeee down per intendersi) e con una potenza veramente ragguardevole, facendomi smettere di respirare per una frazione di secondo; tutto il secondo tempo è stato ben interpretato, no good deed meraviglioso, molto brava davvero (in questo filmato il finale non è così strepitoso, ma è per rendere l'ìdea del tipo di voce)




Diciamo che non è certo facile confrontarsi con predecessori del calibro della Menzel o della Ellis, ma devo dire che seppur non al loro livello Alexia è davvero un’ottima elphaba…. Un po’ poco dolce nel primo atto, ma veramente notevole nel secondo…
E poi, essere in prima fila ogni tanto ti fa perdere dettagli e un po’ di profondità di palco ma quando la strega vola via e il fumo ti avvolge, la sensazione è davvero impagabile.






La sera del Sabato era dedicata ad uno spettacolo nuovo, con forte indecisione tra The sound of music, il cui film mi ha accompagnato nell’infanzia, e Billy Elliot, che tutti mi hanno detto essere molto bello… diciamo che la paura dei miei compagni di viaggio di non capire l’accento del nord Inghilterra sommato all’ottimo biglietto di prima galleria a 24 sterline trovato per la famiglia Von Trapp ci hanno fatto scegliere per THE SOUND OF MUSIC (con billy elliot in pole position per la prossima visita a londra:).
Quello che ho visto al Palladium Theatre è sicuramente uno spettacolo imponente, dal punto di vista dell’allestimento scenografico: lo spettacolo, la cui storia immagino sia conosciuta da tutti grazie al film con Julie Andrews (Tutti insieme appassionatamente), comincia un una bella visione dell’alto di Maria, sdraiata sulla montagna che canta “the hills are alive with the sound of music….” Il bello è che sembra proprio di vederla dall’alto, poi si accendono le luci e vediamo che è su un pannello verticale, che ruota e si muove simulando il terreno montuoso, davvero un bell’effetto. Quando il pannello si ritira un’imponente scenografia ricrea  l’abbazia delle suore, per poi lasciare spazio  a 4 strutture che si combinano insieme per creare l’esterno e l’interno della villa Von Trapp, con tanto di classica scalinata. Molto molto imponente.
Detto questo, quello a cui ho assistito è uno spettacolo che definire molto carino, delizioso… nulla di trascendentale, e senza grosse novità o idee travolgenti, ma sicuramente un ottima ricostruzione di quello che di “tutti insieme appassionatamente” è nella mente dei fan.
Ripeto a me è piaciuto molto, ma perché adoro il film, credo che questo allestimento sia dedicato proprio a questo target, perché altrimenti capisco che possa non stupire. Un bel revival, senza grosse novità, cosa gradita per me, ma che lo rende forse un po’ meno acclamato su vasto pubblico.
Gli interpreti sono stati tutti bravi, anche se come per il resto dello show niente di stupefacente o inaspettato, tutti molto adatti, precisi, da Tim Morgan, padrone di casa autoritario che poi si scoglie, a Rebecca Lucie, la dolce sedicenne, fino ad arrivare alla piccolissima Cleopatra Demetriou, che trasmette una tenerezza che ricorda tanto la piccola Gretl del film.
Paul Grunert e Tanya Caridia, Max e la baronessa, sono convincenti, anche se devo dire che ho trovato i loro momenti recitati piuttosto noiosi.
Summer Strallen, a me sconosciuta fino ad adesso, è una splendida Maria, sicura nel personaggio con una voce giustamente morbida e dolce, e con tratti liricheggianti, adatti però alle sonorità classiche dello spettacolo, magistralmente eseguite da una grande orchestra, e vedere “tutti insieme appassionatamente” con un’orchestra dal vivo di questo livello è stata una soddisfazione grande.
Belli e coinvolgenti tutti i momenti musicali come How do you solve a problem like maria, 16 going on 17, climb every mountain… due parole da spendere invece per  “do re mi”, uno dei numeri più famosi e carini dello show, che in questo allestimento mi ha un po’ deluso… bambini in fila che fanno le note, rincorrendosi intorno al divano…. Non ci saremo mica sforzati troppo per quest’idea signor regista?
In questa scena, credo per la prima volta, La compagnia della Rancia batte di gran lunga Londra!!! La stessa scena infatti nell’edizione Rancia era fatta con le biciclette che giravano e si intrecciavano sul palco… ora io dico quell’idea era certo non originale, presa dal film, ma rendeva la scena davvero davvero bella, e poi comunque le 8 biciclette che si intrecciano sul palco colpiscono l’attenzione! Mi piacque moltissimo quella scena dell’edizione Rancia!
Da un allestimento westend mi aspettavo qualcosa di più… anche solo un passaggio interno/esterno della casa, salire e scendere dalla scalinata… qualcosa insomma!
Un momento che invece veramente stupisce e coinvolge, dopo quello iniziale della montagna, è invece il momento del concerto, quando i nazisti hanno già preso il potere in Austria…. Non leggete se non volete sciuparvi l’effetto sopresa………
……..in pratica nella scena precedente l’attenzione è su un dialogo a centro palco e nel buio in tutto il teatro, dalla galleria alla platea scendono tutta una serie di stendardi e di addobbi con svastiche e simboli del nazismo…ma tanti! Alla fine del dialogo, sul palco scende il sipario rosso e si accendono le luci rosse di sala, e in un lampo lo spettatore si trova catapultato dentro il teatro pieno di nazisti e addobbato ad hoc, in maniera inaspetatta e davvero coinvolgente! Un effetto alla Phantom se vogliamo, ma con intensità aumentata dal realismo del contesto nazista… non so se sono riuscito a spiegarmi, ma è stato un momento davvero emozionante…
Da li fino ad arrivare al finale, di nuovo sui monti, sulle note di Climb every Mountain…
Che dire, lo spettacolo è delizioso, e sono contento di averlo visto…anche se riconosco che in questa veste possa fare  molta più presa sugli storici appassionati che su un pubblico generico.






Ultimo spettacolo di questa mandata è stato THE LION KING, scelto perché è un ottimo compromesso se dovete portare qualcuno non necessariamente appassionato a vedere per la prima volta un musical di un certo livello ( poi tanto la domenica pomeriggio in scena c’è solo quello:))
Sullo spettacolo in sé non dirò molto, è puro genio messo in scena, l’allestimento è un vero concentrato di idee uniche, le scene e i costumi sono strepitosi, la realizzazione dei personaggi e fenomenale (anche se devo dire che in una realizzazione così particolare, concettuale e, da un certo punto di vista, veritiera, delle vicende del film, la realizzazione  stile cartone animato di timon e pumba, seppur molto carina, stona proprio. nei colori e nello stile); gli arrangiamenti e i momenti musicali da brivido, con un paio di momenti di ineguagliabile bellezza e intesità (overture, They live in you-reprise, can you feel the love tonight, l'incredibile cavalcata degli gnu)ma tutto questo già si sa…
Il cast era migliore di quello che vidi a londra qualche anno fa, con particolari note di merito per l’eccelsa rafiki-Brown Lindiwe Mkhize, il bravo Mufasa-Shaun Escoffery e il molto bravo Zazu-Cameron Pow.
The lion king non ha bisogno di essere commentato, insieme al fantasma è uno spettacolo che DEVE essere visto. Punto.




Si conclude qui questa lunghissima recensione dei miei giorni londinesi…. Con un’occhio già sul futuro (spero) non lontano… Spring Awakening… Billy Elliot… Imagine this…. Wicked…. Ho detto wicked? No no, stavo scherzando…….;)

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